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LA PIZZA COME NON L’AVETE MAI VISTA

Riflessioni con Walter Caputo, co-autore della “ La Pizza al Microscopio” 
di Sabrina de Federicis
  




Dio creò Adamo, poi Eva e poi la pizza.

Così dovrebbe essere raccontata la nascita dell’alimento più amato e imitato al mondo.
Con il cornicione alto alla Napoletana o sottile alla Romana, la pizza è il cibo che mette d’accordo proprio tutti, grandi e piccini, giovani e anziani, amici e nemici.

Umile di origine ma regale per sapore e personalità, rallegra le nostre serate per varietà e gusto.

Acqua, farina, sale, lievito e voilà, il gioco è fatto; ma è davvero così semplice la realizzazione di questo piatto? Che cosa accade esattamente quando gli ingredienti si mescolano tra di loro? Le farine da usare sono tutte eguali? E gli oli?

Nel libro, “La Pizza al microscopio”, Walter Caputo e Luigina Pugno ci presentano una minuziosa disamina fisica, chimica e storica di ogni singolo ingrediente della pizza, dimostrandoci come la cucina sia davvero un laboratorio alchemico di trasformazione e come ciascuno di noi possa essere un apprendista stregone.

Un libro intrigante, dalla personalità plurima, capace di guidare il lettore tra i meandri complicati della chimica e delle sue reazioni, e tra aneddoti e curiosità storiche. 

Si assiste alla trasformazione di un’emozione in divulgazione scientifica, più asettica e rigorosa perché, come spiega Walter Caputo, “talvolta il profumo, il “naturale”, il ritorno all'antico e all'infanzia vengono usati dal marketing per proporre pizze a caro prezzo, con ipotetici vantaggi in termini di salute e benessere, quando in realtà non c'è niente di niente. In questo caso la scienza può far tornare i consumatori con i piedi per terra e consentire un'analisi oggettiva del prodotto.”.

Nasce così “La Pizza al microscopio”, un libro scientifico, semplificato ma non semplice, che vuole essere di diffusione, senza tralasciare il linguaggio tecnico che presuppone un preciso substrato di conoscenza. Divulgativo sì ma con occhio attento a coprire le diverse esigenze e gradi di “alfabetismo scientifico”del lettore.

“Giudicarlo facile, troppo difficile o giusto è impossibile, perché si rischia di entrare in un territorio minato, ovvero quello della soggettività del lettore e delle sue aspettative” sottolinea il dottor Caputo.

Da qui la scelta di non dare troppo spazio alla parte emozionale dei racconti storici per non snaturare il progetto scientifico.

 “Il libro sarebbe diventato qualcos'altro – spiega Walter Caputo -Esistono libri (anche sulla pizza) che comprendono proprio la parte emozionale, che scaturisce direttamente dalle biografie dei pizzaioli. Spesso questi ultimi hanno dovuto affrontare sacrifici non indifferenti per raggiungere il successo.
 Il messaggio che vuol invece trasmettere “La pizza al microscopio” è questo: se pensate alla pizza potete comprendere più facilmente molti processi fisici e chimici e – soprattutto – potete sperimentarli e vedere quello che succede.
In un certo senso, si tratta di un libro sperimentale, poiché non mi risulta che prima della pubblicazione de “La pizza al microscopio” esistessero libri con lo stesso taglio e lo stesso contenuto. Mi piacerebbe che il lettore fosse sorpreso per ciò che non sa e divertito per gli esperimenti che realizza (magari insieme ai figli). Se posso sognare allora, immagino un lettore che – a fine libro – decide di leggerne altri di divulgazione scientifica (di fisica, di chimica, di biologia, di matematica) perché ha capito che esiste un mondo a cui può accedere agevolmente.”.



Un libro, quindi, con lo scopo di stimolare l’interesse del lettore a esplorare altre dimensioni considerate, magari, troppo complesse o fuori della propria portata; che lo induca a guardare con occhi diversi argomenti e materie accantonate perché giudicate inaccessibili. Non un lettore speciale o specifico ma solo 


“Un lettore curioso oppure una mamma e un papà che vogliono sperimentare la pizza con i propri figli, affinché comprendano la scienza tramite il cibo e quel laboratorio molto attrezzato che è la cucina di casa. Non si tratta certo di un libro destinato ad addetti ai lavori, poiché non spiega il mestiere del pizzaiolo (per comprendere il quale, in ogni caso, non bastano i libri). Forse, in ultima analisi, “La pizza al microscopio” è destinata a tutti quelli che a scuola (ed eventualmente all'università) non hanno avuto un buon rapporto con la scienza (spesso a causa di docenti privi di passione ed entusiasmo), ed hanno quindi pensato che la scienza fosse un insieme di regole astruse e incomprensibili. No, la scienza è tutt'altro, è divertimento e scoperta. Lasciatemelo dire: la scienza è una figata pazzesca!” conclude Walter Caputo..

Leggendo il libro, si può solo dargli ragione.


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